Stagione 2012/2013

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ENRICO IV

ven 18, sab 19 febbraio 2022 ore 21.00
dom 20 febbraio ore 17.00

RESIDENZA DI RIALLESTIMENTO

Foto Tommaso Le Pera

di Luigi Pirandello
con Eros Pagni
e con [in o.a.] Alessandro Balletta, Anita Bartolucci, Gennaro Di Biase, Matteo Micheli, Alessandra Pacifico GriffiniValerio Santoro, Paolo Serra
regia Luca De Fusco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche a cura di Gianni Garrera
aiuto regia Lucia Rocco
produzione La Pirandelliana il Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Enrico IV è uno dei personaggi che aspetta la maturità di un grande attore. Mastroianni, Randone, Albertazzi, Benassi, Ruggeri hanno dato ognuno una propria versione di questo grande personaggio. Il testo non è forse perfetto come altri capolavori di Pirandello ma il personaggio è entrato subito nella storia del teatro. Un uomo che è caduto da cavallo durante una festa in maschera e si è risvegliato convinto di essere Enrico IV, il personaggio storico che stava interpretando, è una grande metafora. Con la sua figura ci fa riflettere sul grande tema della follia ma anche sulla finzione e sul teatro stesso, visto che l’uomo, di cui non conosciamo neppure il vero nome, si è talmente radicato nel suo personaggio da non volerne uscire neppure quando rinsavisce di colpo. L’arrivo dei suoi vecchi compagni di quella fatale mascherata fa esplodere tutte le contraddizioni di questa incredibile figura che vive da anni chiuso in un castello fuori dal tempo. Eros Pagni è giudicato da molti uno dei massimi attori italiani. Nel corso della sua formidabile carriera ci ha dato dei personaggi indimenticabili. Tra i più recenti un Sindaco del rione sanità, il Padre dei sei personaggi, il Prospero della Tempesta. Dopo un lungo sodalizio col Teatro di Genova e col compianto Marco Sciaccaluga, ha intessuto una nuova collaborazione con Luca De Fusco, col quale iniziò interpretando un magnifico Shylock.

“E io penso, Monsignore, che i fantasmi, in generale, non siano altro in fondo che piccole scombinazioni dello spirito: immagini che non si riesce a contenere nei regni del sonno: si scoprono anche nella veglia, di giorno; e fanno paura”.

“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni e la nostra minuscola vita è contenuta in un sogno “.

Queste due citazioni sono tra le più belle battute rispettivamente di Enrico IV e de La Tempesta. È sorprendente l’affinità delle frasi, pur ovviamente nella loro differente natura. È solo una casualità che Eros Pagni ed io abbiamo smesso di recitare il secondo testo per approdare adesso al primo, sconfiggendo il brivido inquietante che il commiato di Prospero dalle scene fosse anche il nostro. Parlo di casualità perché non abbiamo scelto il testo di Pirandello come un sequel di quello di Shakespeare, ma c’è chi crede, come gli psicoanalisti, che le coincidenze non esistano e gli accadimenti siano legati tra loro da segreti, da fili sottili e di lettura talvolta non facile. Più ho studiato Enrico e, in effetti, più ho pensato a Prospero. Entrambi i personaggi sono arroccati (uno in un’isola, l’altro in un castello), sembrano completamente estranei al loro tempo, vivono un’assoluta solitudine, entrambi sono creduti pazzi, entrambi hanno con le persone che li circondano un rapporto flebile, intermittente, che può far dubitare al regista della stessa reale esistenza di ogni personaggio, salvo quello del protagonista. In senso tecnico mi sento di aggiungere che sia Prospero che Enrico sono tra i migliori personaggi di due drammaturghi geniali contenuti in due testi che non sono, invece, i loro capolavori proprio perché dominati, a mio avviso, più dalla pulsione di delineare un grande personaggio che una grande vicenda, dato che gli intrecci narrativi dei testi sono talmente esili da poter essere riassunti in poche righe.

Come non ero sicuro che Prospero non fosse solo nella sua biblioteca, così non sono sicuro che Enrico non sia solo nella sua camera da letto.

Sono, inoltre, entrambi testi che si collocano nella fase finale delle produzioni dei due autori e forse questo determina quelle affinità. I due grandi scrittori, dopo straordinari quadri d’insieme, hanno voglia di autoritratti. Non c’è, infatti, dubbio che dietro Prospero si celi Shakespeare e dietro Enrico Pirandello. L’autore che ha detto “la vita o si vive o si scrive”, sottintendendo di non averla quindi vissuta, somiglia molto a un uomo che ha trascorso l’esistenza in un mondo immaginario, posticcio, teatrale in cui ognuno “fa finta“ di essere qualcun altro.

Questo è lo spunto da cui parto, prima dell’inizio delle prove, avendo tracciato una rotta ma senza essere certo del porto d’arrivo, come io credo si debba fare sempre in un allestimento teatrale, in cui il regista può provare a sorprendere ma deve sempre essere pronto ad essere sorpreso dallo scavo dentro le pieghe del testo.

Dopo l’orribile periodo che ci ha tanto addolorato e dopo l’obbligato silenzio, sono felice di poter riprendere a comunicare col nostro pubblico. Sono anche felice di ritrovare tanti antichi compagni di lavoro, e di trovarne di nuovi, primo tra tutti Valerio Santoro che non manca di coraggio, virtù che ammiro negli altri e coltivo in me stesso. Ai compagni che stavolta non trovo a bordo auguro altre felici navigazioni.

Luca De Fusco

 

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